Ancora oggi, in provincia di Caserta, c’è chi evita di avvicinarsi a certi posti, spinto dal monito di una leggenda.
Gli anziani, che hanno ascoltato mille volte certi antichi racconti, non credono che sia solo una storia spaventosa… Intuiscono che dietro la leggenda diffusa in un paesino della provincia di Caserta si possa celare un insegnamento…

Esistono da sempre e dovunque leggi non scritte che vengono tramandate sotto forma di storie. E i più attenti sanno dare loro il giusto valore, trascendendo la mera apparenza folkloristica. Una storia di paura può, per esempio, fornire dei limiti etici alla comunità, invitando i suoi membri a non tradirne mai lo spirito.
Non è tutto… Le vecchie leggende popolari possono, anche oggi, conservare sotto forma di narrazione la testimonianza di irrisolte tensioni sociali e di imperiture paure collettive. Per esempio, c’è una spaventosa leggenda che si racconta da secoli in un borgo vicino a Caserta, in grado di gettare luce alcune dinamiche sociali. O meglio, su certe immutabili e inquietanti strutture di potere proprie della comunità più povere.
Siamo ad Alife, un piccolo paesino che sorge sul versante meridionale del massiccio del Matese. Qui la tradizione orale ha conservato per secoli la memoria di una figura davvero inquietante: Maria Còtena.
Còtena non è un cognome, ma un soprannome che deriva dal mestiere del marito della donna in questione: un venditore di cotiche, ovvero di quelle parti accessorie del maiale che si usano per insaporire i legumi. Il contesto è dunque rurale e povero. Così povero da rendere pure la cotica una merce preziosa.
La leggenda di Maria Còtena, ad Alife, in provincia di Caserta
Nella leggenda, Maria viene presentata come una giovane vedova con un figlio da crescere. Una bella ragazza… Un giorno arriva ad Alife un cavaliere straniero. Costui comincia subito a corteggiare Maria e riesce a sedurla. Non è innamorato: vuole solo sfruttarla per ottenere informazioni strategiche.

Grazie alle informazioni ottenute da Maria, il cavaliere conquista il castello. Poi, per sfregio, rivela pure il tradimento della donna. Il popolo, che in queste storie è sempre descritto come un’entità collettiva, violenta e implacabile, si vendica gettando il figlio di Maria nel pozzo.
Maria Còtena, disperata, si lancia dietro di lui. Dopodiché si trasforma in uno spirito malefico… Le sue unghie crescono all’infinito e i capelli si allungano come spire. Dalle profondità del pozzo, la donna ghermisce i bambini che si sporgono troppo e poi li trascina giù.
Il pozzo, nella cultura contadina, è sempre insidioso. È fondamentale per avere accesso all’acqua, ma è anche un luogo misterioso, buio. E Maria, da madre dolente, è lo spirito vendicativo che lo abita.
Quel pozzo maledetto, legato alla leggenda di Maria Còtena, si troverebbe nei sotterranei del centro storico del paesino in provincia di Caserta. La sua posizione esatta non è nota… secondo la tradizione, sarebbe stato chiuso per sempre dopo la tragica vicenda della donna e del figlio. Ma meglio evitare i sotterranei.